Il presidio.
Non ostacolate il cammino verso il precipizio.
Sorrido agli sconosciuti.
Insulto coloro che conosco...anche troppo bene.
Tu mi conosci?
Io mi conosco?
Il calore nei polmoni, tiri lunghi e lenti.
Io ora inizio a conoscermi, quando non sono più me stesso.
Chi ero prima?
Vorrei percorrere passi lunghi 70 metri per poter non lasciare tracce nel tuo cortile.
Io non devo lasciare tracce. Io sarò un'unica traccia.
Mi si addormentano le mani.
Pupille a spillo.
Rido di me. Tu mi fai pena.
Un giorno potrò sputarti in faccia e credere di non averlo mai fatto.
Come i gabbiani che ti sfidano nel cielo.
Come i passanti che credi di conoscere.
Come le cadute a centro strada.
Come i pugni ai cofani di auto frettolose.
Non siamo nulla.
Ma voi siete troppo fottutamente lucidi per capirlo.
Battezzate anche i vostri coglioni.
Bruciare le unghie non vi renderà diversi.
Quadrati verso la mia pace.
Quadrati per non essere più quello che volete.
Mai più.
Bisogna immaginare Sisifo felice...
L'abisso che c'è fra la certezza che io ho della mia esistenza e il contenuto che tento di dare a questa sicurezza, non sarà mai colmato.
giovedì, maggio 15, 2014
martedì, aprile 15, 2014
GIORNI SPRECATI
“Chi sei
tu?” mi verrebbe da chiederle.
Non lo
faccio, non credo che io debba pretendere risposta e comunque ne resterei
deluso.
Continuiamo
a guardarci in silenzio e questo mi basta, mi fa stare bene.
“Cosa vuol dire stare bene per te?” mi chiede. Io resto lì, immobile, sorpreso da questa domanda, sorpreso dalle sue parole improvvise, sorpreso dalla sua voce, sorpreso dalla mia reazione che non c’è.
Resto lì, in silenzio.
“Cosa vuol dire stare bene per te?” mi chiede. Io resto lì, immobile, sorpreso da questa domanda, sorpreso dalle sue parole improvvise, sorpreso dalla sua voce, sorpreso dalla mia reazione che non c’è.
Resto lì, in silenzio.
Rumori
continui intorno a noi, non ne servono altri. Colori nuovi, oggetti sfocati,
scenari sfocati e sono io a non osservare quello che c’è oltre lei.
Lei sorride,
io sono confuso. La consapevolezza di quella situazione non arriva. La
pretendevo fino a qualche attimo prima ma ora non ricordo neanche il motivo.
Lei lancia
una valigia, nel vuoto che si riempe di nuovi dettagli. Un cane, una vasca, un
tappeto, un frigo, un tavolo. Io mi giro su me stesso e vedo oggetti ovunque che circondano me. Insignificanti, inopportuni, insensati come il suo “Vado via.”
Il mio
silenzio non riesce a essere interrotto. Accetto e lei continua con un “Va
bene? Dovresti almeno rispondermi e consolare il mio futuro. Consolare te
stesso con una scelta.Ti conosco bene. Non è la prima volta che ci incontriamo.
Tu non ricordi.” E chiude gli occhi.
Apro gli occhi, di nuovo e ora forse era chiaro qualcosa, finalmente.
Le visioni erano state fin troppo moderate.
La MDZ inizia ad aiutarmi, forse.
Apro gli occhi, di nuovo e ora forse era chiaro qualcosa, finalmente.
Le visioni erano state fin troppo moderate.
La MDZ inizia ad aiutarmi, forse.
Tanto buio,
nonostante siano le 12 e il sole sia alto, fuori.
Ho dormito
tanto e anche bene. I soliti sogni ma questa volta tranquilli. Non voglio
continuare a prendere la MDZ, ora tutto è passato. 6 mesi sono stati
sufficienti.
Basta.
Play, il
casuale sceglie per me : Hiders - Burial
Non la conosco. Non ancora.
Non la conosco. Non ancora.
Apatico
risveglio, lento, estremamente lento.
domenica, novembre 03, 2013
sabato, ottobre 12, 2013
La dicotomia quotidiana e lo splendore del nulla.
Come se tutto fosse possibile e niente fosse vero.
mercoledì, settembre 11, 2013
Erba. Parco. Albero. Vicarious Redemption.
Ho visto un lupo. Mi ha sorriso.
Io ero legato. Legato all'albero maestro del parco.
Facile preda ma ha riso e mi ha evitato, con quel sorriso che avrebbe liberato colui che neanche io conosco.
La risata assordante, i rami ovunque che mi feriscono nel tentativo di accecarmi. Starnutisco. Tutto si tinge di blu e verde. Il verde c'era già ma è un verde diverso. Tutto ora è diverso. Il lupo è scomparso. L'albero è ancora li che mi tiene legato. Volontariamente appoggiato. Sto diventando sordo. I rumori, le note, le urla. Il buio mi accoltella. Io osservo ogni secondo. La lame è dentro me. La lama è me. Vomito. Urlo. Uno sguardo lontano mi dona lucidità, ma questa volta sono io il lupo. Rido. Il lupo ero io. Lo sono sempre stato. Ora quello sguardo è la preda. Da sbranare questa volta. Si avvicina. Chiudo gli occhi. Il lupo ritorna e mi fissa. Seri, entrambi, questa volta. Mi parla e mi dice di contrastare la vita, l'idea che io ho di Vita. E io ritorno a ridere. Lui ritorna dov'era, sparendo. L'albero invecchia, si secca, crolla e io sono libero. L'alba mi libera. Torno a casa.
martedì, settembre 10, 2013
Cuore di piombo. Non galleggiamo.
L'eco dentro di te, non è un buon segno.
Il suono che la prodotto è solo rumore di fondo. Frastuono.
Come delfini spiaggiati per i troppi disturbi ci siamo scontrati.
Non era un bel momento e il mare era in burrasca.
L'ultima spiaggia ci donava comunque pace.
Attimi di pace vuota, priva di ogni senso. Pace.
Pochi attimi, ne eravamo consapevoli.
La consapevolezza rovina sempre tutto, come reti a strascico, distrugge il fondale.
Ci siamo rituffati, la corrente ci ha travolti e purtroppo salvati.
Il mare ci attende, come è giusto che sia.
Il mare ci ha creato e rivuole il suo tempo.
Inutile star fermi. Inutile nuotare. Impossibile respirare.
Il ricordo della spiaggia toglie il fiato.
Il suono che la prodotto è solo rumore di fondo. Frastuono.
Come delfini spiaggiati per i troppi disturbi ci siamo scontrati.
Non era un bel momento e il mare era in burrasca.
L'ultima spiaggia ci donava comunque pace.
Attimi di pace vuota, priva di ogni senso. Pace.
Pochi attimi, ne eravamo consapevoli.
La consapevolezza rovina sempre tutto, come reti a strascico, distrugge il fondale.
Ci siamo rituffati, la corrente ci ha travolti e purtroppo salvati.
Il mare ci attende, come è giusto che sia.
Il mare ci ha creato e rivuole il suo tempo.
Inutile star fermi. Inutile nuotare. Impossibile respirare.
Il ricordo della spiaggia toglie il fiato.
Il ricordo dell'apnea ridona il fiato.
lunedì, agosto 26, 2013
mercoledì, agosto 21, 2013
Vita
Some things are so dark that woe betide the light that shines on them
I swear to god I thought it was a sign
This shallow grave recedes with every darkened patch of sky
The withered, wearied features start resembling mine
And in the disparate clamour of the chaos that surrounds you
It's hard to know which of the voices that you hear
Are your own
Some things scar your heart so deeply that a howl is not enough
To adequately purge the soul of pain
Still you yearn for contact but the burden that you shoulder means
you'll never trust a living soul again
And in the disparate clamour of the chaos that surrounds you
It's hard to know which of the voices that you hear
Are your own
This is how it feels to be alone, just like we'll die alone
This is how it feels to be alone
This is how it feels to be alone
This is all that we can call our own
Dust flesh and bone
This is how it feels to be alone
Just like we'll die alone
lunedì, agosto 05, 2013
Holy Tears
He was patient
Slow descent, chills the bones
His wait maybe long
Still he carries on
Always reaching for her
Always breathing for her
Lifting his hand to the sky
Slow change might bring
Holy tears
Upon his battered skull
Holy tears
venerdì, luglio 26, 2013
Espiazione
Le mie colpe sono sassi.
Leggeri e arrotondati.
Non li noti se non quando pesi i ricordi.
La differenza c'è, il dolore anche.
Il vuoto permette il movimento dentro di te.
Solo io sento il loro rumore.
Solo tu puoi accarezzare la loro superficie.
Le tue mani cercano appigli. Ora non possono. Non hai una forte prese e rischi di precipitare.
Cerchi di convincerci che qualcosa non possa essere salvato.
Cerchi l'autodistruzione.
Cerchi te stessa.
Cerchi qualcosa da non cercare.
Senza mai ammetterlo.
Siamo persi nel vuoto cosmico.
Il sasso è diventato meteora.
Lasciamolo precipitare.
Annullarsi. Ricrearsi dalle macerie. Diversi, ma nulla è diverso. Tutto si ripresenta indossando un abito differente.
Illusione autolesionista immotivata.
Immotivata come la voglia di vivere che resta appesa alle mie mani.
Leggeri e arrotondati.
Non li noti se non quando pesi i ricordi.
La differenza c'è, il dolore anche.
Il vuoto permette il movimento dentro di te.
Solo io sento il loro rumore.
Solo tu puoi accarezzare la loro superficie.
Le tue mani cercano appigli. Ora non possono. Non hai una forte prese e rischi di precipitare.
Cerchi di convincerci che qualcosa non possa essere salvato.
Cerchi l'autodistruzione.
Cerchi te stessa.
Cerchi qualcosa da non cercare.
Senza mai ammetterlo.
Siamo persi nel vuoto cosmico.
Il sasso è diventato meteora.
Lasciamolo precipitare.
Annullarsi. Ricrearsi dalle macerie. Diversi, ma nulla è diverso. Tutto si ripresenta indossando un abito differente.
Illusione autolesionista immotivata.
Immotivata come la voglia di vivere che resta appesa alle mie mani.
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